Sensibilità ai grassi

Sensibilità genetica ai grassi

Studi clinici condotti su coorti molto ampie hanno permesso di verificare l’esistenza di correlazioni tra varianti genetiche del DNA e condizioni di maggiore sensibilità ai grassi, dimostrando come questi polimorfismi possano influenzare l’assimilazione lipidica e la regolazione del consumo energetico. In soggetti portatori delle varianti genetiche sfavorevoli, l’organismo è predisposto ad ingrassare più facilmente rispetto alla media della popolazione.

Quest’area comprende l’analisi dei seguenti geni:

  • geni ADRB2 e ADRB3 codificano per i recettori adrenergici, una famiglia di proteine coinvolte nella mobilizzazione e nel consumo dei lipidi. Rivestono un importante ruolo nella spesa energetica e nella lipolisi e possono influenzare la perdita di peso e la composizione corporea. Il polimorfismo del gene ADRB3 risulta associato con l’aumento dell’indice di massa corporea (BMI). La variante considerata sfavorevole del gene ADRB2 causa una estesa desensibilizzazione del recettore, influenzando negativamente dislocazione del grasso e risposta metabolica al trattamento dietoterapico. I portatori di questo polimorfismo presentano anche una predisposizione genetica verso una risposta metabolica ridotta, che si riflette in un BMI più alto.
  • Il gene FABP2 codifica per proteina Fatty Acid Binding Protein 2, che si trova nell’intestino dove svolge un ruolo nella cattura e assorbimento dei grassi sia saturi che insaturi. La variazione genetica analizzata aumenta di due volte l’affinità della proteina per i grassi a catena lunga, quindi conseguentemente il loro assorbimento ed anche la loro ossidazione. Questo polimorfismo incrementa quindi l’assorbimento dei grassi nell’intestino tenue e si ritiene che questo sia il meccanismo tramite il quale la variante genetica sia collegata a un aumento in termini di BMI, grasso corporeo, grasso viscerale e obesità̀.